L.I.M.B.O.
Ita
L.I.M.B.O. - Living In My Biological Obscurity (2023 - ongoing)
L'inevitabile generalmente non accade perché quel che succede è l’imprevedibile.
(Franco “Bifo" Berardi)
Nella visione più pessimistica e al tempo stesso realistica delle cose tutto sembra compromesso. Menefreghismo da una parte, rassegnazione e sacche di resistenza ormai allo stremo dall’altra. I più codardi continuano a far finta di nulla continuando a scappare, più o meno consapevolmente, dall’inevitabile.
Fermarsi, prendere atto della situazione attuale e delle possibili conseguenze sarebbe devastante. E allora non gli resta che rifugiarsi in uno spazio di auto-conservazione continuando a correre, correre, correre, senza fermarsi mai aderendo alla logica del There Is No Alternative.
Produrre, consumare, crepare.
Quello che L.I.M.B.O. - Living In My Biological Obscurity - cerca di fare è combattere questa passività. Comprendendo, se non affrontando direttamente, la realtà e accettandone il dolore. Lo fa andando alla ricerca di nuove forme e nuovi spazi all’interno dei quali cercare di vivere con gioia quello che rimane. Estraniandosi da questo mondo occidentale in declino, con il risultato di creare un’estetica sospesa tra il torpore e l’allucinato. Facendo un passo indietro, o da una parte, per prendere consapevolezza delle tossiche aspettative dettate da una società ormai non più sostenibile sotto ogni aspetto (sociale, ambientale, economico). E quindi iniziando un percorso volto al raggiungimento di un’illuminazione spirituale.
L.I.M.B.O. attraversa il presente senza la paura di affrontare il dolore di uno strappo, di oltrepassare i confini - fisici e non - entro i quali siamo confinati, senza temere le conseguenze di mettersi in gioco, senza sapere quello che sarà, immaginando un qualcosa di alternativo. Perchè le alternative, checchesenedica, esistono.
Così al suo interno si alternano sentimenti ed emozioni contrastanti: gioia, dolore, smarrimento, perdita, sorpresa, rigenerazione. Concetti guida dai quali dovremmo avere la forza di non sottrarci. Mettendoci a nudo, restando vulnerabili, accettando le sfide e cercando di ricostruire nel personale, per poi proiettarlo nel collettivo, un futuro in cui il brutto lasci il posto al bello, il tossico al sano, l’odio all’amore.
Senza aspettare che l’imprevedibile venga a spazzare via l’inevitabile, ma agendo.. almeno nel campo che ancora possiamo esercitare come meglio vogliamo, quello dell’immaginazione.
(Testo critico di Marco Frattaruolo)
Eng
L.I.M.B.O. – Living In My Biological Obscurity (2023 – ongoing)
The inevitable generally does not happen because what actually occurs is the unpredictable.
(Franco “Bifo” Berardi)
In the most pessimistic, yet at the same time, most realistic, view of things, everything seems compromised. On one side, indifference; on the other, resignation and pockets of resistance pushed to their limits. The more cowardly among us keep pretending nothing is wrong, fleeing—consciously or not—from the inevitable.
To stop, to face the current state of things and the possible consequences would be devastating. So instead, they retreat into a space of self-preservation, continuing to run, and run, and run never stopping buying into the logic of There Is No Alternative.
Produce, consume, die.
What L.I.M.B.O. – Living In My Biological Obscurity seeks to do is to challenge this passivity. To understand—if not directly confront—reality, and to accept its pain. It does so by searching for new forms and new spaces in which to try and live joyfully with what remains. It steps away from this decaying Western world, creating an aesthetic suspended somewhere between numbness and hallucination. It steps back—or to the side—in order to recognize the toxic expectations imposed by a society no longer sustainable in any sense: socially, environmentally, economically. And so begins a path aimed at reaching spiritual clarity.
L.I.M.B.O. moves through the present without fear of the pain that comes from rupture, of crossing boundaries—physical or otherwise—within which we’ve been trapped. Without fear of the consequences of taking risks, without knowing what’s to come, but daring to imagine something else. Because alternatives do exist—regardless of what we’ve been told.
Within it, conflicting feelings and emotions collide: joy, pain, disorientation, loss, surprise, renewal. These are guiding concepts we must find the courage to face. To strip ourselves bare, remain vulnerable, take on challenges, and attempt to rebuild within ourselves—so that this transformation can ripple outward into the collective—a future where the ugly gives way to the beautiful, the toxic to the nourishing, hatred to love.
Without waiting for the unpredictable to sweep away the inevitable, but by acting… at least in the one realm we can still fully inhabit as we choose: the realm of imagination.
(Critical text by Marco Frattaruolo)